COME ARIA - Carla Evani
Aggiornamento: 17 set 2022

“COME ARIA” è una dichiarazione di fede in un’amicizia che dona le ali e supera i confini della morte. È l’amicizia fra Margherita e Arianna, ambientata tra l’Italia e la Germania, tra la fine degli anni ’60 ed oggi. Margherita è una ragazza insicura a causa di un'educazione repressiva e conformista e trova nell'amica e nella sua famiglia (aperta e di cultura), il suo rifugio ideale. Quando Arianna si ammalerà di tumore e sarà vicina alla fine, Margherita si sentirà mancare il terreno sotto i piedi e sarà costretta (aiutata da un gesuita incontrato “per caso”) a rivedere le sue posizioni.

TRAMA:
Mentre Margherita frequenta la terza media arriva in classe “un angelo vestito di bianco, accompagnato da un bidello terrestre. L'angelo si chiama Arianna” e sarà la sua nuova compagna di banco. Tra Margherita e Arianna è affetto a prima vista. Il primo scetticismo della madre di Margherita nei confronti della nuova arrivata è superato non appena apprende che la famiglia risiede in Villa Alba, una ricca e storica villa sul mare: l’abito non fa il monaco, ma la residenza sì. Villa Alba però non viene adibita dalla famiglia Fabbri a vetrina per gli argenti, ma a grande atelier.
Al modo diverso di gestire le rispettive dimore corrisponde un diverso modus vivendi delle due famiglie, l'uno concentrato sull'apparenza, l'altro sulla sostanza.
Due mondi si scontrano nel piccolo universo di Margherita: ipocrisia e conformismo contro trasparenza e autenticità, pedante cattolicesimo contro autentici valori. Le due ragazze – anche a causa di ingiunzioni e tabù esistenti a casa di Margherita - preferiranno incontrarsi più spesso a casa di Arianna. Margherita sceglierà emotivamente la famiglia nuova arrivata, soffrendo intimamente nel “dover giudicare” la propria. Margherita confessa i suoi crucci al parroco di Borgo San Flaviano, Don Domenico, un anticonformista aperto e di cuore. Quest’ultimo regala a Margherita un diario, un Moleskine nero, perché lei possa appuntarvi i suoi dubbi e le sue tante domande. Il regalo del parroco fa sì che presto Margherita – pur non trovando risposte - trovi nella scrittura un intimo interlocutore. Alle già tante collezioni della piccola (passione ereditata dalla mamma, la cui “collezione più importante è quella di figli") si aggiunge allora quella di diari personali.
Vivremo con le due amiche i tempi della scuola, uno scambio culturale con Monaco, il periodo universitario, i primi amori, la decisone di trasferirsi insieme all’estero, a Monaco, dove si vive bene, tutto funziona, ma dove la lingua non è “quella del cuore” e alla Chiesa si pagano le tasse come allo stato. E poi la diagnosi della malattia per Arianna, contemporanea all’incontro di lei col suo grande amore, Sven, che sposerà in punto di morte.
Margherita, che aveva in Arianna il suo rifugio, sarà costretta (aiutata da un gesuita incontrato “per caso”) ad un processo di crescita forzato, dovrà rivedere le sue posizioni e approdare a nuovi porti.
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RECENSIONI:
Renata De Rugeriis, La città, dicembre 2013
Un diario importante da respirare... come aria.
"Non si tratta di un diario eppure durante la lettura si ha la sensazione di entrare in quella parte custodita dal segreto che offre la lettura di un diario altrui.
Lettura alla quale siamo invitati con prudenza dall'autrice stessa (cit. inizio quando l'autrice ci ammonisce:
Caro lettore, perdona le imperfezioni di questa edizione familiare.
Se ne hai voglia, segnalamele.)
Il primo romanzo di Carla Eviani, Come Aria, ci giunge così, bello come una promessa. E allo stesso tempo ci trascina impotenti nella lettura.
L'alternanza costante di analessi e prolessi ci costringe ad una lettura attenta, ci cattura come un elastico, ci attrae senza tregua.
Non si tratta di evocare ricordi dell'infanzia e non si tratta di recuperare il passato come quando si sospetta di una precoce senilità.
Eppure la tecnica del diario come struttura narrativa risulta efficace nell'aiutare l'autore e il lettore a ricucire le informazioni e 'intimità dell'informazione ricevuta, come fossimo amici -intimi dell'autrice, ci coinvolge, come detto, in un modo impotente.
La sensazione di qualcosa di noto che ci accompagnerà nella lettura la troviamo proprio nell'incipit: "Frequentavo la prima media. Una mattina la porta della nostra classe si aprì ed entrò un angelo, accompagnato da un bidello terrestre". Per prima cosa penseremo ad una lettura per ragazzi, una favola forse.
La voglia di sapere se abbiamo ragione ci porta a continuare la lettura: " L’angelo era vestito di bianco e si chiamava Arianna. I suoi occhi ci illuminarono. I ragazzi gioirono della nuova ed unica bellezza della classe. Le ragazze la odiarono immediatamente e per sempre. Io feci mio il compito di proteggerla dalla stupidità delle compagne di classe: mi riuscì, ma dalla sua prima lentissima morte non potei proteggerla. Fu così che la Campana, prof temutissima, cominciò piano piano ad ammazzare Arianna che aveva appena undici anni."
Ci sentiamo trionfare e allo stesso tempo siamo colti in fallo dall'anticipazione della morte (presunta?) di Arianna, essere umano e mortale, e non un angelo, non un personaggio di una storia per ragazzi. Siamo costretti a leggere.
Il modello narrativo è originale. Il flash back ci viene confermato da stralci di diario. I continui riferimenti ad eventi che avvengono nel passato o indifferentemente nel futuro,con dei flash forward, stimolano interattivamente, si direbbe oggi, il lettore e i personaggi.
Dopo aver identificato i luoghi del passato e del presente, tra l'Abruzzo e la Germania e la Germania e l'Italia, Teramo, Venezia, Monaco, Bologna, possiamo comprendere la varietà di inferenze che questo romanzo ci presenta.
I riferimenti alla musica ci aiuteranno a scandagliare la linea temporale, quando non lo faranno gli stralci di diario debitamente datati. Da Ivan Graziani con Agnese a Ivan Graziani con Maledette malelingue, ad esempio. E l'omaggio al cantautore teramano è un riconoscimento che gli arriva direttamente dalla Germania italo-tedesca dei migranti.
Il testo è ricco di ironie e di autoironie, come ad esempio i giochi linguistici ai quali l'autrice si lascia andare simulando un preteso "cattivo tedesco" o "cattivo italiano" quando racconta l'episodio al bar a Venezia: "Devo telefonare a Irina, ma non prima delle 10. Mi avvio per la Strada Nuova e ai primi tavolini al sole incontro alcuni tedeschi che erano in treno con me, seduti nel sole caldo, secondo loro. Ordinano correttamente un cornetto e un cappuccino, solo il latte macchiato diventa un latte macciato. Il cameriere in accento veneziano ripete Due cornetti, un cappuccino e un latte macchiato. Gli sorrido e auguro una buona giornata mentre loro mi augurano una buona cciornata."
Infine identifichiamo la storia, veramente questa volta. L'indissolubile amicizia tra due donne, raccontata dai tempi delle scuole medie fino alla morte di una delle due. Esattamente come anticipato crudelmente, nell'incipit , ma questo lo penseremo solo alla fine della lettura.
Sentiremo il bisogno, quasi, di rileggerlo. Per cercare di capire cosa ci è sfuggito. Cosa avremmo potuto fare, ciascuno di noi, per Arianna. Tanto ci sentiamo parte del periodo narrativo, coautori, quasi.
La sensibilità dell'autrice va oltre queste pagine: l'intero ricavato sarà devoluto all'Associazione Italiana Ciechi.
Peccato per la necessità dell'autrice di voler scusarsi sin dall'inizio del romanzo e in conclusione ("Invece ho scritto un libro di quasi 400 pagine… ci ho lavorato più di tre anni. Che follia. Qualcuno lo leggerà? Almeno ti conosceranno" e ancora: "Forse questo libro è stato un errore. Ancora droga per il mercato e per il pubblico ") quasi il "bisogno di scrivere" fosse una licenza presasi senza il permesso dei grandi autori o del grande pubblico. Ingenuità ed eccessiva umiltà? forse. O forse, il mostrare una parte di sè, tenuta segreta come in un diario, produce quel necessario imbarazzo davanti all'ignoto possibile lettore."
Rocco Capozzi, Università di Toronto - Rivista di Studi Italiani 2013
Con Come Aria Carla Evani ci offre col suo romanzo di esordio una forte carica di emozioni, se spesso ci fa ridere e sorridere, più spesso ci travolge in quella potente nostalgia, al limite della tristezza, che è tipica dei grandi lirici, ma lo fa con una penna leggera e con quell'ottimismo di fondo che le viene da una profonda fede. È così una storia che potrebbe essere deprimente diventa un’esperienza terapeutica e catartica. A rendere possibile la catarsi è l'analisi di sé stessi, il continuo mettersi in discussione, porsi domande aspettando con pazienza che la vita dia le risposte e questa analisi avviene in parte anche grazie alla scrittura, vista come momento di riflessione, “una delle radici del bene”,[...], “se scrivere può aiutare a risolvere tanti dei problemi che coviamo dentro, riproviamoci. Chissà che non sia la soluzione matematica dal mio problema, la colla buona per rimettere insieme i pezzi, il rimedio che avevo dimenticato, l'antidoto contro la tristezza e chissà, forse contro la morte. [...] farò come quell'uomo, ma con una bacchetta magica in mano, la mia penna, che trasformerà i pensieri in parole e i miei fogli in un giardino. Con l'inchiostro di Arianna non per arare alba pratalia, ma per piantare.” Non è solo la scrittura ad avere una capacità terapeutica, ma anche la letteratura, usata da uno dei protagonisti, di professione critico letterario, “per curare”. Attraverso l'amica Arianna, Margherita – in quel percorso di crescita che compie attraverso tutto il romanzo – scoprirà l'importanza dell'amore gratuito e, nelle ultime pagine del romanzo, liberatoria, la potenza purificatrice del perdono, occasione di catarsi per eccellenza. Geniale nell’offrire vari punti di vista attraverso i diari e le lettere; il registro letterario si adatta di volta in volta ai personaggi e nel caso della protagonista ed io narrante, Margherita, viene documentata l'evoluzione di stile e lingua, dai passi di diario di Margherita bambina sino a quelli di lei adulta. I personaggi principali - come i secondari - sono non solo caratterialmente ben rappresentati e fotografati, ma anche stilisticamente e linguisticamente unici. Arianna e Margherita, nella loro estrema diversità, sono due figure femminili riuscitissime e dire tra le più belle della narrativa italiana degli ultimi anni ed il loro rapporto di amicizia è semplicemente invidiabile. L'autenticità e la freschezza di queste pagine è coinvolgente e, nonostante un impianto narrativo e teorico strutturato, ci sentiamo di credere alla Evani quando a romanzo concluso ci congeda scrivendo in un “PS: Considera questo libro come se si fosse scritto da sé. Ce ne sono tanti così, ma non ci facciamo sempre caso perché talvolta – affidati ad un autore – si sono identificati con esso. Non è l'autore che conta, ma le sue parole.” Sicuramente un messaggio che viene da quella stessa fede che permette all'autrice di concludere serenamente un romanzo dedicato ad una cara amica morta prematuramente. Questo congedo mi ha fatto pensare alla Sontag quando sosteneva che “Steiner pensa che ci siano grandi opere d'arte, palesemente superiori a tutte le altre cose nelle loro varie forme, che esista qualcosa come la serietà profonda. E le opere che nascono dalla serietà profonda, a suo modo di vedere, rivendicano un diritto alla nostra attenzione e alla nostra dedizione che supera in senso qualitativo e quantitativo ogni diritto che ogni altra forma d'arte o di divertimento può esigere.” Credo che Come Aria rappresenti – per dirla con Steiner - una di quelle grandi opere d'arte nate da una serietà profonda. E il fatto che l'Evani gestisca tanta profondità con una tale leggerezza e velocità non fa che aumentare il valore di questo piccolo gioiello narrativo. Lo stile ed il linguaggio sono molto lirici. La narrativa scorre, è piacevole, si direbbe quasi sempre lirica. Lirica è l'autrice che ci pare di intravedere dietro le pagine del libro, una poetessa che è in grado di mettersi a nudo, senza riserve, per trasmetterci emozioni profonde che ci segneranno l'animo. Un'autrice che scrive col cuore e con la mente in modo da rendere le memorie estremamente vivide e cariche di emozioni. Come Aria è un romanzo per un ampio pubblico grazie alla trama coinvolgente e alla lingua ritmica e musicale che trascina nella lettura, ma è allo stesso tempo una lettura stimolante anche per un pubblico dotto. Poliedrico è l'utilizzo di altri autori, citati esplicitamente (come nel caso di Manzoni, Svevo, Musil, Pennac, Feyerabend, Cipolla, Gibran e tanti altri), ma anche usati senza essere citati (per es. Ungaretti, Saramago,etc)in un gioco di riferimenti che farà godere il lettore più colto e che non disturberà il lettore comune. Diffusissimi sono pure gli echi letterari e musicali. Tutto immerso in una lingua ed uno stile di per sé nuovi.
Sullo stile della Evani sembrerebbe avere un'influenza determinante il fatto che legga molto in lingua tedesca: “[...]Senza quel tesserino (tesserino della biblioteca di Monaco di Baviera, n.d.C.) non avrei fatto indigestione di poesie, parole, espressioni, modi di dire, costruzioni sintattiche particolari, accostamenti stranianti e tutto il resto che in questi anni ha riempito dozzine di quaderni, diari, agende e fogli sparsi. E poiché la scrittura altro non è che il risultato del processo digestivo di quanto ho letto. Oggi posso vomitare migliaia di parole al giorno. Non come posseduta da un demone, come piace pensare, scrivere o dire ad alcuni. Semplicemente posseduta dalle parole che ho posseduto. E così, scrivendo, nuoto verso la serenità. ”
Ottima è la fusione, nella finzione, di biografia e autobiografia velata; sotto la finzione si intravede il documento, il vissuto, il sofferto di chi scrive. Non mi sorprenderebbe sapere che molti hanno sparso delle lacrime sulle pagine di questo bellissimo diario-romanzo, ammaliati dall'incanto di una potente e profonda poesia.
Un misto di fede e di rabbia una volta che entriamo nella terza parte e cioè dopo la diagnosi del morbo terminale, bella la piccola suspense di Arianna guarita, ma è solo una piccola speranza perché il lettore già sa come finirà la storia della separazione di due amiche anime gemelle. La lunga durata temporale degli eventi distribuiti in sei parti del testo sembra sparire grazie alla rapidità con cui scorre il narrare; e qui di nuovo credo che sia dovuto alla destrezza e agilità, anzi rapidità, con cui si muove il narratore nei diari e nei dialoghi. Vige la logica della leggerezza, dell'essenzialità e per questo sarebbe piaciuto all'ultimo Calvino.
Ottima la conoscenza delle tecniche narrative da parte dell'autrice, che gestisce con maestria e leggerezza un romanzo in cui sono presenti una varietà singolare di generi, influenze e codici. Squisito l'utilizzo di una sottile e acuta ironia.
Se meno interessata alla descrizione di paesaggi, l'Evani sembra avere una vera e propria passione per la fotografia. Belli i molti scatti fotografici presenti nel libro, ai quali andrebbe dedicata un'edizione speciale; rimangono vivi, nella loro magica poesia, quelli delle mani veneziane, dove ancora una volta l'Evani è maestra nell'accostare poesia e quotidianità. Delle molte foto che l'Evani nel libro ci presenta mi rimane indelebile quella della scalinata della casa sul mare che porta in spiaggia e la trattengo con i versi di Montale (“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”) che Arianna vi ha scritto per regalarli al fidanzato poco prima di morire. Dodici gli scalini e dodici i versi: “quando gli architetti pensano coi poeti”.
Sì, forse quello degli accostamenti imprevisti (le camicie da stirare e la teoria sul metodo di Feyerabend, Silone e la nonna del geriatrico, e molti altri ancora) è - insieme alla freschezza e nitidezza delle immagini e alla profondità dei sentimenti come fossero mai filtrati dalla lente del tempo – la caratteristica che fa di questo romanzo un piccolo fuoco d'artificio, che ci può tenere svegli sino al mattino e ci sorprenderà col suo finale – che solo con Ungaretti possiamo tradurre – perché ci illuminerà d'immenso.
Col talento, l'intelligenza e la sensibilità che la contraddistinguono sin da questo maturo romanzo d'esordio ci auguriamo che Evani faccia seguito quanto prima con una seconda opera.
Rocco Capozzi ( University of Toronto)